La bioarchitettura

È conosciuto con questo termine l’atteggiamento tecnico multidisciplinare per una progettazione architettonica consapevole, che tende ad essere ecologicamente corretta e biologicamente sana, la cui caratteristica peculiare è la sostenibilità, in termini ambientali, sociali ed economici, volta alla salvaguardia dell’ecosistema, all’ottimizzazione delle risorse naturali, all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, e alla qualità della vita, intesa come benessere psico-fisico dell’uomo.
Già dall’antica Roma, alle tre regole fondamentali che Vitruvio attribuiva all’architettura, ” firmitas, utilitas e venustas” (solidità, utilità e bellezza) si accostava il cosiddetto “genius loci” (come entità naturale e soprannaturale legata a un luogo) che svolgeva un ruolo importante affinché il contesto ambientale diventasse fonte di ispirazione per ogni progetto.
Tornando ai giorni nostri ed usando un linguaggio più semplice, non è più ammissibile redigere progetti edilizi (non definibili architettonici) privi di una documentazione fotografica del sito dove sorgerà il manufatto e dell’ambiente che lo accoglierà (panorami collinari piuttosto che luoghi abbandonati, ecc.), senza indagini preliminari del sottosuolo (falde acquifere, radon, ecc.), studi sul soleggiamento, sull’esposizione ai venti, sulla presenza di elementi di disturbo (tralicci, fonti di rumore, ecc.) e, ancora peggio, senza alcuna distribuzione degli arredi, come se la vivibilità degli ambienti fosse secondaria all’aspetto tecnico.
Un  diverso  approccio  culturale  per  la  corretta  progettazione  di  qualsiasi  edificio,  oltre  ad interpretare tutte le esigenze del committente e prima di definire forma, dimensioni, materiali, soluzioni tecnologiche ed impiantistiche, a seconda della funzione e della collocazione, deve tener conto di ulteriori aspetti non trascurabili, confrontandosi con esperienze e suggerimenti da attingere in vario modo (abitanti del luogo, esperti ambientali, consulenti specifici, ecc.).
La Bioarchitettura si pone come sintesi di questi valori, senza i quali si rischia di interpretare l’edificio come un oggetto (contenitore), privo di vita e di relazioni, da poter collocare dovunque ed  utilizzabile  “in  qualsiasi  modo”, dimenticando  le  sue  innumerevoli sfaccettature,  come  un organismo complesso dove tutto ha un ruolo imprescindibile.
Spesso si è più accorti nella scelta di una nuova automobile, puntando alla sicurezza, ai consumi, alla comodità, allo stile e agli accessori, requisiti ancora più importanti nella realizzazione della propria  abitazione,  che  ci  dovrà proteggere ed  accogliere  nel migliore  dei modi, più  a  lungo possibile.

L’architetto Michele Colarocchio si é specializzato in Bioarchitettura nel 2001 presso la facoltà di ingegneria di Bologna, è socio dell’INBAR di Bolzano (Istituto Nazionale Bioarchitettura) e si occupa anche di Bioedilizia, Bioclimatica e Feng-Shui.